Assalto al Policlinico, via coi farmaci (Repubblica Bari)

Furto da un milione di euro. Medicinali sul mercato nero della Grecia

venerdì 11 gennaio 2013



FRANCESCA RUSSI (Repubblica Bari)



A MEZZANOTTE in punto sono stati aperti i frigoriferi. L’orologio delle celle, infatti, è rimasto fermo sulle 00.00. È stato esattamente a cavallo tra mercoledì e giovedì che i ladri hanno messo a segno il colpo. Non si tratta di un furto qualunque, ma di un saccheggio mirato. Per portare via solo i farmaci biologici: un bottino che vale oltre un milione di euro.

I professionisti dello scasso hanno forzato la porta d’ingresso della farmacia, sono entrati nei locali al piano terra in cui sono custoditi i medicinali e hanno portato via gli “anti Tnf” per la cure della patologie autoimmuni conservati in frigo. In tutto 856 confezioni per un totale di tremila fiale. È il colpo più grosso di medicine fatto in tutta Italia. Non a caso, nel centro di cura delle artriti più grande di tutto il Paese: al Policlinico di Bari ci sono 1562 pazienti. I ladri, dunque, sapevano di poter trovare una grossa fornitura di farmaci cosiddetti biologici, prodotti con tecniche di ingegneria genetica e utilizzati per i casi di artriti reumatoidi, psoriasi e morbo di Chron.

Sono medicine fondamentali per i malati. «Se assunte nei primi tre mesi, possono anche bloccare la malattia – spiega il direttore di Reumatologia del Policlinico di Bari, Giovanni Lapadula – altrimenti servono ad arrestare l’evoluzione della malattia e prevenire l’invalidità. Da quando sono state testate e messe in commercio, nel 1999, hanno cambiato il futuro dei pazienti affetti da artriti. Devono, però, essere prese cronicamente; così si può vivere una vita normale e non finire in carrozzella ».

Le confezioni di adalimumab, etanercept, abatacept (i nomi dei principi attivi) di Humira, Enbrel e Orencia portate via dall’ospedale barese sono, tuttavia, somministrate gratuitamente ai pazienti. A pagare, insomma, è il sistema sanitario nazionale. Eppure quelle fiale del costo di circa 350 euro l’una sono sparite e, sicuramente, saranno vendute sul mercato nero.

Ma non, evidentemente, in Italia. La pista che seguono gli investigatori è quella della Grecia. A confermarlo è la stessa direzione sanitaria del Policlinico. «Le multinazionali che producono il farmaco hanno sospeso la fornitura alla Grecia perché il paese, in crisi finanziaria, non rimborsa le ditte da quattro anni ». L’insolvenza dei debiti della Grecia avrebbe portato la criminalità a mettere in piedi il business dei farmaci. Una vera e propria organizzazione criminale ha così messo a segno negli ultimi mesi ben 21 furti nelle farmacie degli ospedali del Sud Italia.
Solo nel barese altri colpi sono stati messi a segno al “Miulli” di Acquaviva delle Fonti e al “San Paolo”. Un maxi furto anche nell’ospedale di Caserta. E il 30 dicembre scorso un furto, ma di minore entità, sempre al Policlinico di Bari.

«La malattia ha un’incidenza dell’1,5% sulla popolazione – ragiona il professor Lapadula – in Grecia ci sono decine di migliaia di pazienti bloccati nel letto perché senza cura: mancano i medicinali sul mercato o hanno costi insostenibili. È possibile che la criminalità si sia attrezzata per far fronte a questa richiesta. Una terapia costa dai 12 ai 18mila euro all’anno e la somministrazione è cronica, ma arresta la malattia». Le fiale rubate, da assumere sottocute, vanno tenute in frigorifero. Il rischio di alterazione, a temperature non adeguate, è, infatti, altissimo. «Deve essere garantita la catena del freddo, i pazienti quando le portano a casa vengono con le borse termiche per il trasporto; le proteine – lancia l’allarme il
direttore Lapadula – si possono frammentare e produrre effetti tossici». I pazienti che potrebbero assumere quei farmaci rubati, dunque, rischiano grosso se i ladri non trasporteranno le fiale in celle frigorifero alla giusta temperatura.

La Direzione generale del Policlinico, intanto, ha provveduto a potenziare il servizio di sorveglianza e assicura a tutti i pazienti interessati che non ci sarà alcuna interruzione nella somministrazione di dei farmaci.


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